Scroll Top

Oggi voto grazie alla mia bisnonna

1nin

Da “Il Manifesto” del 14.12.11
di Arianna Di Genova

Oggi voto grazie alla mia bisnonna
Attraverso la storia di tre generazioni, un cammino impervio, ma pieno di conquiste sociali.

Nina ci presenta la sua famiglia: una famiglia tipicamente italiana, di quelle che rendono felice le statistiche del Censis, madre, padre e due figli (maschio e femmina). L’unica variante è la storia che c’è dietro a quel gruppo d’interno. Perché se adesso tutti i componenti sono allegramente riuniti su un traghetto, condividendo lo stesso mondo, un tempo le cose non stavano proprio così. E le vite andavano assai diversamente, anche quella della bisavola Giovanna che per ben 272 giorni s’impegnò all’elaborazione del testo definitivo della Costituzione della Repubblica. Avrebbe poi voluto applicare quella uguaglianza e parità di signità sociale che intanto redigeva, ma scontò il divario fra realtà e politica, tra la quotidianità delle donne e i giusti principi da professare. Insomma, venne licenziata appena rimase incinta. La legge per la tutela delle lavoratrici madri era di là da venire: bisognò aspettare gli anni Cinquanta per vedersi riconoscere il valore aggiunto della procreazione di futuri cittadini e cittadine. Una risorsa preziosa, che compete solo alle donne. Eppure, ancora oggi accade di essere mandate via dall’impiego perché madri: si fa con un trucco, quello chiamato delle «dimissioni in bianco» (si firma il proprio licenziamento senza una data, in maniera preventiva).
Comincia così, in modo semplice e avvincente, il libro Nina e i diritti delle donne (edito da Sinnos, testo di Cecilia D’Elia e disegni di Rachele Lo Piano, euro 15,50).
È un albo importante, accompagnato da una scrittura agile e leggera, nonostante i temi scottanti che affronta – diritto di voto, maternità, aborto, delitto d’onore, violenza sessuale, autodeterminazione femminile, manifestazioni femministe, divorzio – che ci piacerebbe circolasse sui banchi delle scuole per percorrere insieme alle bambine e ai bambini quel processo di crescita sociale che ha portato l’Italia ad affacciarsi fra le democrazie occidentali.
Il volume è diviso in due. La prima parte, scorre insieme alla storia della famiglia Sire che mostra come, con il passare dei decenni, tra referendum, lotte – a volte anche molto dure, pagando con l’isolamento, come accadde a Franca Viola, la prima ragazza a rifiutare il matrimonio riparatore con un uomo che non amava – e nuove leggi, le donne abbiano conquistato la possibilità di camminare nella vita «a partire da sé», seguendo i propri desideri e aspirazioni, anche nelle carriere. Nella seconda parte, l’appendice è un utilissimo strumento per ripassare a memoria quelle tappe fondamentali che hanno cambiato il codice penale, gli ambienti lavorativi, ogni piega della società. In primis, la consapevolezza femminile ha fatto sì che ogni donna, fin da bimba, si autorizzasse a essere un individuo autonomo, a seguire concaparbietà emozioni e talento. La bestia più brutta da sconfiggere resta, in qualche caso, ancora l’autocensura che si sviluppa spesso in ambienti ostili. La strada è stata asfaltata per bene, ma il cantiere dell’intelligenza resta aperto.

Post Correlati