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La libertà delle donne. L’Unità 29 luglio 2014

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Carla Lonzi la scrittura è autocoscienza.

CECILIA D’ELIA

ANCORA CON CARLA LONZI. IL NUOVO LIBRO DI MARIA LUISA BOCCIA RIATTRAVERSA TESTO E PENSIERO DI UNA DELLE FIGURE PIU? STRAORDINARIE DEL FEMMINISMO ITALIANO (CON «CARLA LONZI. LA MIA OPERA E? LA MIA VITA», PAGINE 149, EURO 12, 00, EDIESSE).

Non tanto un libro su Carla Lonzi, quanto un libro scritto con lei da una studiosa che da anni ha intessuto un fitto dialogo con le sue parole. La particolarita? e l’attualita? degli scritti di Carla Lonzi si mostrano nell’essere testimonianza di un percorso che e? contemporaneamente di esistenza e di pensiero. Quello che ci viene restituito e? la ricerca di autenticita? di una donna che ha fatto «atto di in- credulita?» nei confronti del patriarcato e dei vincoli che legano ogni donna alla sua civilta?.

Si partecipa cosi? e si viene a contatto con una forma di pensiero inedita, una pratica di decolonizzazione, un invito a «fare tabula rasa delle idee ricevute» per sottrarsi ai modelli dati. A partire dalla rilettura del Manifesto di Rivolta femminile, scritto nel 1970 con Carla Accardi e Elvira Ba- notti, veniamo condotti attraverso tutta la produzione di Lonzi, con particolare attenzione al diario Taci, anzi parla. Diario di una femminista (1978) e al confronto con il proprio compagno Vai pure. Dialogo con Pietro Consagra (1980), che testimonia come l’autonomia femminile coinvolga e interroghi l’uomo.

La liberta? femminile, che trova il suo fondamento nel rifiuto della complementarieta? e nella scoperta del proprio principio di piacere (la «donna clitoridea»), ha bisogno di rispondenza in altre donne e nello stesso tempo reclama riconoscimento dagli uomini. Nel femminismo di Lonzi questo avviene sin dall’inizio. Non c’e? un prima nel separatismo che costruisce un mondo autonomo femminile e poi un ritorno al mondo abitato anche dagli uomini. L’atto d’incredulita? riguarda anche l’uomo, che non puo? piu? contare sulla sua donna. Lonzi aveva visto agli inizi degli anni 80 la crisi maschile, «la perdita incalcolabile di dimensione patriarcale», e «percio? di virilita?» che la fine della complementarieta? femminile determina. Una crisi che ancora attraversiamo e che puo? essere illuminata dalla rilettura di questi testi.

Cosi? come puo? essere fecondo oggi comprendere il nesso tra vita e pensiero, e il senso dell’autocoscienza per Lonzi, perche? apre uno spazio alle diverse generazioni e alla loro liberta? e autonomia. La ricerca di autenticita? non puo? essere il ritorno ad un’integrita? femminile originaria ma e? attraversamento e messa in questione dei legami inconsci con il patriarcato. Processo che sa anche guardare indietro e riconoscere dove vale la pena farsi ricche di una tradizione, per esempio per quel che riguarda il sapere femminile delle relazioni e della cura, ma anche dove bisogna operare uno scarto e tagliare le complicita? con il maschile. Questo riguarda la stessa coscienza della singola. Carla Lonzi vive questa rivolta e ce ne offre testimonianza.

Maria Luisa Boccia sottolinea come Lonzi affidi alla parola scritta il futuro dell’autocoscienza. Il centro di questa pratica e? nella coscienza della singola e nella trascendenza dai caratteri contingenti dell’esperienza. A differenza di altri femminismi, che hanno confinato l’utilita? dell’autoco- scienza agli albori del movimento, giudicandola una pratica che ha consentito di dare valore alle loro relazioni, ma non di superare un’adesione al vissuto ripetitiva e a volte claustrofobica, in Lonzi autocoscienza e trascendenza vanno insieme: essa e? il modo in cui nella coscienza femminile si apre la possibilita? di pensare in prima persona. Cosi? Boccia puo? parlare del proprio femminismo confrontandosi con il testo lonziano, oppure dello stupore delle sue studentesse o della ritrovata autocoscienza del collettivo veronese Benazir.

L’originalita? dei testi di Carla Lonzi parla all’oggi perche? ha guardato al futuro e alla liberta? femminile che sarebbe venuta, alla possibilita? che ognuna rinnovi quell’atto di incredulita? originario.

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