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Bando per non obiettori, una scelta pilota

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pubblicato su il manifesto

di Daniela Preziosi

Il dato di partenza nella Regione Lazio era il 78 per cento dei medici obiettori, quindi il rischio di non garantire il diritto all’interruzione di gravidanza. Per questo nel 2015 ha autorizzato l’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini a un bando di concorso per due medici non obiettori. Un atto pilota, che poi altre regioni hanno guardato come modello. «Da un lato l’azienda doveva garantire la possibilità di interrompere la gravidanza, come previsto dalla legge 194, perché è un livello essenziale di assistenza, e con un alto numero così altro di obiettori era complicato. Dall’altro si voleva stabilizzare i medici che garantivano il servizio, che per anni avevano lavorato con contratti temporanei». Cecilia D’Elia, consulente per le politiche di genere della Regione Lazio, dove è stato appena confermato Nicola Zingaretti, ripercorre le tappe attraverso le quali si è arrivati al bando. Scatenando un mare di polemiche e ricorsi, poi finiti in nulla di fatto. «Le due esigenze non erano rimandabili: per il Lazio il San Camillo è una delle strutture di riferimento per l’applicazione della 194, una di quelle che praticano più interruzioni di gravidanza».

A questo punto la Regione autorizza un concorso con dei requisiti precisi.

Sì: per assumere due medici all’interno del Dipartimento salute della donna e del bambino per il servizio di Day surgery per l’applicazione della 194. La figura professionale quindi doveva essere disponibile e fornire un curriculum che dimostrasse la sua formazione.

Sono state molte le obiezione a questo bando, anche se i ricorsi sono stati vinti sempre dalla Regione. Per esempio c’è chi ipotizza che potrebbe non reggere al vaglio di costituzionalità. C’è davvero questo rischio?

Crediamo di no. Innanzitutto il bando è stato autorizzato di concerto con i ministeri. Ma soprattutto non mette affatto in discussione l’articolo 9 della legge, e cioè il diritto all’obiezione. Definisce i requisiti del personale che serve in uno specifico servizio di quel dipartimento. Del resto l’articolo dice anche che la regione controlla l’attuazione della legge.

Vuol dire che quei medici non avranno mai diritto all’obiezione?

Il diritto per il lavoro è una cosa seria. Ma il requisito che si chiede a quei medici è di lavorare nel servizio di Day surgery.

Nel Lazio c’è un forte problema ’ consultori’, spesso smantellati o ridotti dall’emergenza vaccini a assistenza alle mamme, più che alle donne.

Sono stati fatti alcuni atti importanti per il loro rilancio. Voglio ricordare il decreto sulla riorganizzazione dei servizi medici per la salute delle donne. Vi si dice che se per legge un medico poteva essere un obiettore e dunque rifiutarsi di praticare un’interruzione di gravidanza, all’interno dei consultori familiari non possono sottrarsi ai loro compiti di assistenza e di cura. Né si può obiettare sulla contraccezione di emergenza. La Regione ha vinto su entrambi i ricorsi. Ma certo la fase vera di rilancio arriverà adesso, nel ’secondo tempo’ di Zingaretti. Il punto vero è far arrivare personale in un servizio che negli anni si è andato depauperando.

Non sono pochi i casi in cui viene segnalato che il diritto all’interruzione della gravidanza è trascurato.

In realtà le certificazioni Ivg da consultorio sono aumentate, il che vuol dire che su questo funzionano. Ma certo i consultori devono rilanciare il loro ruolo. Dal primo monitoraggio che abbiamo fatto risulta chiaro che nella regione però ci sono realtà molto diverse.

 

 

 

 

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