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23 novembre 1980

terremoto-pot

 

Questo post, che ripropongo oggi, l’ho scritto dieci anni fa, alle sei del mattino. L’ho scritto tutto d’un fiato, e forse si vede. Il ricordo di quel giorno è ancora vivissimo in me. Ha cambiato tutto. Forse la politica mi avrebbe ugualmente appassionato, fino a diventare l’attività principale della mia vita. Perché già la legavo al mio desiderio di libertà di donna. Sono figlia di una femminista, sono cresciuta a pane e libertà femminile. Ma il terremoto mi consegnava, in modo definitivo e esperienziale, la fragilità della nostra esistenza di umani. Gli errori fatti nel rapporto con il pianeta che abitiamo, le ingiustizie, le disuguaglianze, il sud d’Italia di nuovo piegato, ma anche quella profonda verità nel nostro essere interdipendenti e vulnerabili. Il cuore della politica mi è sempre parso l’attenzione al vivente e il sostegno alle sue potenzialità, che può darsi solo nella consapevolezza della dimensione relazionale della vita e nella pratica, nell’esperienza concreta.

La politica per me è sempre stata anche servire la prima colazione ai terremotati, compiere un gesto, scegliere un comportamento.

La stessa verità di questi giorni di pandemia, che spazza via l’individualismo di questi anni.

Tutte le vite contano e non ci si salva da soli.

 

https://italia2013.wordpress.com/2010/11/23/un-terremoto-trentanni-dopo/#more-1157

 

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