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Festa della mamma

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La festa della mamma mi ricorda le poesie, i lavoretti, le letterine che preparavamo a scuola per “sorprendere” mamma nella giornata a lei dedicata. Il suo sorriso affettuoso e un po’ ironico di madre femminista degli anni 70 che in quei ritratti di totale dedizione poco si rispecchiava, ma nell’amore sì. E poi negli anni sono arrivati a me, dai miei figli, poesie, lavoretti quasi simili, come se nulla fosse cambiato nelle famiglie, nelle storie delle donne, nella maternità. Basterebbe guardare certe immagini dei sussidiari che ancora si usano nelle scuole. Ma erano messaggi di amore e li ho sempre ricambiati. Per questo avevo intenzione di lasciare in pace la festa della mamma e non parlare di politica, di lasciare che vengano regalati fiori e attenzioni alle mamme del mondo, senza bisogno di comiziare.

Ma … senti esponenti del centrodestra affermare che non c’è famiglia dove non ci sono figli, vedi locandine di convegni sulla denatalità in cui nulla si dice sulle donne e il desiderio di maternità, come se davvero i figli li portasse la cicogna. E la tentazione si fa forte perché gli studi ci dicono che nei paesi a sviluppo avanzato la fecondità aumenta con la crescita della parità, del benessere e dell’occupazione femminile. Da questa angolazione, la ripresa della natalità è legata al benessere delle donne, al loro lavoro. Quindi verrebbe voglia di parlare di child penalty, di quanto costa avere figli, o di mancata condivisione del lavoro di cura, di servizi che non ci sono, di donne che dopo il primo figlio lasciano il lavoro. Come abbiamo fatto discutendo di Pnrr e di ricostruzione del Paese.

Oppure parlare d’infanzia così retoricamente evocata, ma così poco considerata e rispettata, come ci ricorda Annalisa Cuzzocrea in Che fine hanno fatto i bambini. E mi viene in mente mia nonna paterna, che cresceva quattro figli con il marito prigioniero in India e mandava ogni tanto mio padre in salumeria a chiedere un po’ di “intrattieni”, perché i bambini sono di tutti, e la maternità dovrebbe avere un valore sociale.

Come mi è capitato di scrivere con Giorgia Serughetti: “la scelta personale, in particolare di quelle donne che non desiderano diventare madri, non si discute. Avere figli è però una decisione che riguarda le persone singole ma attiene anche alla dimensione comune del vivere insieme, al modello di società che si costruisce e alla sua percezione del futuro. È insomma una questione politica”.

Tra pochi giorni saranno dieci anni della firma della Convenzione di Istanbul sulla violenza di genere e la violenza domestica. Ho riletto il Rapporto del Grevio, l’organismo indipendente del Consiglio d’Europa che monitora l’applicazione della Convenzione di Istanbul in tutti i paesi che l’hanno ratificata. Tra le raccomandazioni al nostro Paese si legge la preoccupazione per la tendenza a “reinterpretare e incentrare le politiche di uguaglianza di genere in termini di politiche riguardanti la famiglia e la maternità”.

Non sarà qui uno dei problemi?  Le mamme sono innazitutto donne, i bambini e le bambine sono innazitutto persone, ciascuna e ciascuno con i loro diritti. Di questo ci dovremmo occupare pensando al futuro dell’Italia.

Buona festa della mamma, vado a telefonare alla mia.

 

 

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