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IL MIO INTERVENTO IN SENATO PER L’8 MARZO: SORELLANZA E LIBERTA’ PER LE DONNE DI TUTTO IL MONDO

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Ieri in occasione dell’8 marzo, sono intervenuta in Aula al Senato con queste parole:

Grazie Presidente,
colleghe e colleghi
Questo otto marzo 2023 avviene in coincidenza di un anniversario importante per le donne italiane, 60 anni fa, nel 1963 cade l’ultimo divieto e le donne entrano anche nella magistratura. Grazie ad una coraggiosa che aspirava ad essere ammessa al concorso per la carriera prefettizia, Rosanna Oliva, che voglio da qui salutare, e che fece ricorso presso la Corte costituzionale.
Perché, ricordiamocelo sempre, nulla c’è stato regalato, nessuno strapuntino di quote, ma tante battaglie per i diritti e la cittadinanza ci hanno portato fino a qui.
Oggi una donna, Margherita Cassano, è presidente della Cassazione, Silvana Sciarra è presidente della Corte costituzionale.
Per la prima volta una donna è presidente del consiglio, da pochi giorni la maggiora forza di opposizione ha una donna segretaria, anche in questa aula tanti gruppi sono presieduti da donne.
Ci basta? E’ molto importante, lo diciamo ogni volta che un soffitto di cristallo viene infranto, simbolicamente avviene una piccola rivoluzione, le bambine sanno che nel loro orizzonte possono immaginare di diventare astronauta, presidente, ecc
Ma, è questo il punto che oggi vorrei toccare, fuori dalla polemica politica del post campagna elettorale, non possiamo chiedere a quelle bambine di farcela da sole. Non si può essere libere da sole, oggi il Presidente Mattarella ha detto che non può esserci vera libertà se non è condivisa dalla donne e dagli uomini.
Non può esserci libertà senza impegno per i diritti di tutte, per rimettere in discussione i pilastri su cui quei soffitti di cristallo poggiavano. Insieme e grazie tante battaglie femministe le donne sono arrivate fin qui.
E sappiamo che ogni giorno i diritti vengono rimessi in discussione in molti luoghi del mondo, che i diritti non sono una volta per sempre, che è stata una lunga marcia quella per arrivare a riconoscere che i diritti delle donne sono diritti umani; il diritto a decidere del proprio corpo, se e quando diventare madri, a vivere libere dalla violenza maschile.
Non è un caso che le parole della rivoluzione che ha reso tutto noi cittadini liberi, anche se a Olimpia de Gouges tagliarono la testa e noi donne dovemmo lottare – sempre nulla ci è stato regalato – e arrivare al secolo scorso per una piena cittadinanza – sono tre: libertè, egalitè, fraternitè.

Non c’è libertà senza passione egalitaria, lotta alle diseguaglianze. Non c’è senza sorellanza, lasciatemela dire questa parola così potente.
Che cambia l’ordine del discorso, le regole scritte dagli uomini, che spesso sono una trappola anche per loro e producono quello che oggi chiamiamo mascolinità tossica.
E sappiamo quanto ci sia bisogno di nuove parole e una nuova cultura del rispetto per abbattere stereotipi che ancora condizionano l’educazione.
Sorellanza. Insieme le ragazze e le donne iraniane si sono ribellate e donna vita libertà è oggi la triade che scuote il mondo.
Sorellanza per non lasciare sole le donne afghane, sorellanza per accogliere e salvare chi cerca le nostre coste e fugge dalle guerre e dall’oppressione.
Accoglienza per le donne ucraine e sostegno alla causa di un popolo, sorellanza per costruire sentieri che portino a una pace giusta.
Questa mattina, con la segretaria del mio partito ho incontrato della lavoratrici della grande distribuzione. Storie di part rime involontari, turni domenicali, tempi di vita massacranti e senza possibilità di conciliazione, in cui tutto il lavoro di cura ricade su di loro. Contratti collettivi non sempre applicati.
Ecco la grande questione dell’otto marzo, giornata che dobbiamo alla lotta delle lavoratrici, il lavoro delle donne gratuito e non visto, quello di cura, che chiede politiche di condivisione, congedi paritari, un welfare più forte.
Il lavoro delle donne precario, povero, o che non c’è.
Abbiamo un tasso di occupazione femminile, dato fine 2022, che si attesta al 51,3%. Il dato risulta tra i peggiori d’Europa se confrontato con la media Ue delle donne occupate (62,7%).
Vi è una specificità femminile del part time come forma di ingresso al lavoro. Su tutti i contratti attivati il 49% è a tempo parziale contro il 26,2% maschile. In particolare, è a part time oltre la metà (51,3%) dei contratti a tempo indeterminato delle donne. Il 21,5% delle donne in Italia si trova in una condizione di dipendenza finanziaria, in confronto, per esempio, ad appena il 5,09% in Germania, il 5,13% in Austria.
Questa dipendenza è l’altra faccia della violenza, la difficoltà a costruire percorsi di fuori uscita, di cui in questa aula tante volta, grazie alla commissione femminicidio abbiamo parlato. Ed oggi è tempo d approvare una legge contro le molestie sessuali nei luoghi di lavoro.
Dunque, college e colleghi, far diventare i diritti delle donne centrali nell’agenda politica di questo Paese.
Donna vita libertà, nulla c’è stato regalato, osiamo ancora una volta di volere di più per la libertà e la sorellanza.

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