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Un contributo al dibattito sulla natalità, mio e di Giorgia Serughetti, scritto per Politica, l’inserto di Domani

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Siamo troppi o troppo pochi? Nel 2022, per la prima volta dall’unità d’Italia, le nascite sono scese sotto le 400mila unità (393mila). Siamo sestultimi nel mondo per tasso di natalità. Una situazione che giustifica la preoccupazione pubblica per quella che appare una deriva demografica.

Eppure, se guardiamo ai dati mondiali, l’umanità non rischia di finire per via della diminuzione delle nascite. Siamo fin troppi sulla terra. E continueremo a crescere almeno fino al 2100. La questione a livello globale sembra piuttosto la sostenibilità ambientale di questo continuo aumento della nostra presenza.

E allora, abbiamo o non abbiamo un problema?

Il dibattito intorno alla denatalità si è fatto sempre più acceso, anche perché il tema si intreccia con le posizioni dei partiti di destra a favore della famiglia “tradizionale” e contro l’immigrazione, mentre i nuovi movimenti ambientalisti suonano l’allarme per il pianeta.

In questo conflitto sempre più acceso, appare flebile però la voce del femminismo, che pure sarebbe il soggetto più autorizzato a prendere parola.

Così, l’argomento delle “culle vuote” rischia di essere lasciato a chi lo usa per colpevolizzarle, le donne. A chi troppo spesso dimentica che non si viene al mondo perché così dispongono le istituzioni politiche e religiose, ma perché ci sono donne e uomini che dicono sì alla nascita di nuovi esseri umani.
Come far riconquistare questo spazio alla riflessione femminista?

 

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