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Shoah, museo a Roma per non dimenticare responsabilità Italia

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E’ con una certa emozione che annuncio il voto favorevole del Pd sul disegno di legge d’iniziativa governativa che riconosce l’importanza della costruzione nella nostra Capitale di un Museo della Shoah e che in Commissione abbiamo approvato all’unanimità. Con questo testo il ministero della Cultura partecipa alla Fondazione Museo della Shoah, costituita nel 2008, e la finanzia con 10 milioni di euro per l’attivazione del Museo, allestimenti e parte funzionale, suddivisi in tre annualità, e con 50 mila euro annui a decorrere dall’anno 2026. E’ un progetto che la città attende da molti anni, che ha preso corpo con Veltroni e che il sindaco Gualtieri ha confermato tra i suoi impegni, tra qualche giorno saranno consegnati i cantieri, che dovrebbero durare 30 mesi, i lavori saranno finanziati da Roma Capitale. Un Museo nella capitale, dedicato alla Shoah in Italia, nasce per non dimenticare prima di tutto le responsabilità italiane nel genocidio degli ebrei. Ecco l’importanza della collocazione nell’area intorno a Villa Torlonia, in quel quadrante di città in cui Mussolini aveva posto la sua residenza. Oggi con questo finanziamento  si ridà corpo e concretezza al museo, ospitato in una sede progettata dagli architetti Luca Zevi e Giorgio Tamburini, che si affiancherà ai Musei dedicati alla Shoah già istituiti in altre grandi città del mondo e alla Fondazione Museo nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah (Meis) di Ferrara. Insieme con il Memoriale della Shoah di Milano, potrà essere un nodo di una rete di istituzioni dedicate. Ma non sfugge l’importanza di avere questo luogo nella Capitale, a Roma sede di una della più antiche Comunità ebraiche, ed è stata atrocemente ferita. La città ha una sua giornata della memoria: il 16 ottobre, giorno in cui, nel 1943, 1.259 persone, di cui 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine di religione ebraica vennero prelevati dalle loro case dai nazisti per essere deportati ad Auschwitz. Si salveranno in 16, una donna, Settimia Spizzichino e 15 uomini. Nessun bambino è tornato indietro. Una tragedia mostruosa è stata possibile. L’umanità ha perso se stessa. Questa consapevolezza va diffusa, fatta conoscere, per non dimenticare mai. A questo serve un museo, luogo vivo, attivo, partecipato.