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#Inquantodonna, non più vittime

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Pubblicato su femministerie Eravamo tante ieri mattina, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, a varcare i portoni di Palazzo Montecitorio. Troppe per essere contenute tutte nell’Aula della Camera dei Deputati. Un’invasione di donne in uno dei luoghi più importanti della vita democratica del nostro Paese. Chiamate lì dalla Presidente Laura Boldrini, a cui va riconosciuto il merito di aver fortemente voluto questo evento, per dare spazio alle parole delle donne che hanno conosciuto la violenza, e a quante lavorano per contrastarla. Superando problemi di sicurezza, di gestione e regia dell’appuntamento, di coordinamento delle diverse associazione e realtà coinvolte.

E’ stata una grande emozione essere lì. Ho varcato la soglia di uno dei portoni chiaccherando con Annalisa Rosselli, da un anno Presidente della Società Italiana degli Economisti, prima donna in quel ruolo, eravamo insieme a giovani ragazze con la loro insegnante, partigiane dell’Anpi, femministe bolognesi, donne dell’Udi. Un mondo variegato di biografie femminili e femministe, al fianco di donne che hanno conosciuto la violenza, ne sono uscite, o portano il lutto di un figlio o una figlia strappata alla vita. Donne determinate, che sanno cos’è la paura, ma conoscono anche come attraversala. Grazie ad altre donne, certo, ma anche e soprattutto a se stesse. Come ha detto Touria Tchiche “c’è un momento in cui devi decidere se sei la principessa che aspetta di essere salvata o la combattente che si salva da sola”.

Confesso di aver avuto qualche timore, mentre andavo verso Montecitorio per un programma così denso di testimonianze, timore per un possibile sentimento di vittimismo che rischiava di emergere. Ma non è stato così. Non lo è stato nel discorso di Laura Boldrini, che ha posto il tema della violenza come violazione dei diritti umani, sfregio alla società, alla convivenza, e in quelli che sono seguiti. La voce di chi ha affrontato la violenza domestica, la tratta, l’aggressione vigliacca di uno strupratore sconosciuto, il cyberbullismo, l’uccisione o il suicidio della propria figlia o del proprio bambino, era una prova vivente di resilienza, di riscatto, di ribellione. Abbiamo ascoltato parole vere, credibili, autorevoli.

Come scrive Rebecca Solnit “La credibilità è uno strumento di sopravvivenza fondamentale” e aver aperto l’Aula della Camera a quelle parole è stato un atto politico. Possibile grazie al femminismo. Ed anche questo è stato detto.

Quell’Aula, attraverso il bellissimo intervento di Linda Laura Sabbadini ha dato la sua solidarietà alle due ragazze americane che a Firenze hanno denunciato lo stupro da parte di due agenti dei Carabinieri. Solidarietà perchè qualcuno ancora oggi può osare chiedere se quella sera indossassero o meno le mutandine.

E da quell’Aula la palla è stata rilanciata agli uomini. In chiusura Serena Dandini ha letto un testo di Paolo di Paolo, che si interroga sull’assunzione di responsabilità maschile e sulla necessità di una nuova educazione sentimentale.

Erano ormai le due passate quando Palazzo Montecitorio, per la prima volta pieno solo di donne, ha iniziato a svuotarsi e in tante ci siamo avviate verso la manifestazione di Nonunadimeno.

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