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Conferenza delle democratiche, la mia candidatura a Portavoce nazionale

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Ho presentato la mia candidatura a Portavoce nazionale della Conferenza delle donne democratiche. Ringrazio le ottantaquattro delegate che hanno voluto sottoscriverla, arricchendone la piattaforma e le proposte. Sono certa che la Conferenza sarà un luogo di libertà e di autonomia delle donne democratiche e che insieme potremo contribuire a cambiare le priorità e l’agenda del Paese.

Il 27 si terrà la riunione del Coordinamento nazionale delle democratiche per eleggere la Portavoce.

Ridare vita alla Conferenza delle democratiche non è una scelta scontata, dopo anni in cui la sua funzione e la sua utilità politica era stata messa in discussione.

La scommessa adesso è fare della Conferenza un luogo vivo, partecipato e popolare, all’altezza delle sfide del nostro tempo. Un luogo del nuovo femminismo italiano. La Conferenza è un luogo per occuparci dell’Italia e del mondo con il nostro sguardo di donne, per rinnovare il Partito Democratico, la sua cultura e la sua organizzazione.

 

Ecco una sintesi della mia Piattaforma:

Lentamente e con cautela l’Italia sta ripartendo. Ci siamo scoperti tutte e tutti egualmente fragili di fronte al virus, ma il Covid non ha agito come una livella, al contrario ha acuito le disuguaglianze della nostra società. E le donne rischiano di pagare il prezzo più alto della crisi nell’ambito economico, della salute, del lavoro di cura non retribuito, della violenza di genere. Non possiamo permetterci una ripartenza senza rinascita, ne va della giustizia sociale, delle prospettive di futuro per tutte e tutti. Serve un cambio di passo. La Conferenza delle Democratiche può e deve intervenire e orientare il cambiamento.

La Conferenza, per una stagione di riforme femministe

Per essere all’altezza di questo tempo nuovo la prima sfida che abbiamo davanti è quella di ricostruire un “noi” delle Democratiche: divenire una soggettività collettiva, autonoma, dando valore e forza alla scelta che abbiamo fatto di aderire alla Conferenza delle donne, dando motivo e interesse a molte altre di farlo. Vogliamo essere di più e contare di più, dai comuni al Governo, dai ministeri alle partecipate, perché se oggi ancora festeggiamo ogni nuovo incarico dato a una donna significa che dove arriva una vinciamo tutte, ma anche che la strada che dobbiamo fare insieme è ancora lunga.

La libertà delle donne in Europa e nel mondo

Sulla scena politica internazionale sono le donne a guidare l’opposizione ai leader illiberali, a farsi portavoce delle domande dei movimenti ambientalisti e delle politiche di solidarietà, in prima fila nella rivendicazione e nel mutamento delle politiche globali, che metta in discussione un modello di sviluppo insostenibile e ingiusto, e affermi un altro paradigma della crescita. Questa crisi ha reso ancor più evidente che il nostro futuro è l’Europa, comunità sovranazionale fondata sulla pace, i diritti umani, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, lo stato di diritto. Per questa Europa dobbiamo continuare a lavorare.

Potere, tempo, lavoro: il cambiamento delle donne

Le disuguaglianze strutturali, in particolare fra uomini e donne, segnano la nostra società, la convivenza tra le persone, l’organizzazione della vita. Interdipendenza, cura, responsabilità, sono le parole da cui ripartire. È necessario rafforzare il Servizio Sanitario Nazionale – guardando in particolare alla medicina del territorio, all’integrazione socio sanitaria, al welfare territoriale e di comunità; investire nelle grandi infrastrutture sociali; rimettere al centro la vita, i suoi tempi e le sue età, per redistribuire il tempo tra uomini e donne, promuovere condivisione, liberare energie femminili; contrastare il divario retributivo, promuovere l’occupazione femminile soprattutto al Sud. Condizioni che spesso si riproducono in modo ancor più drammatico per le donne immigrate. Anche per questo dobbiamo rivedere più decisamente e radicalmente le politiche sull’immigrazione e affrontare il tema dei diritti all’interno di una più generale proposta sul welfare di comunità e sulla cura. Bisogna riconoscere il lavoro di cura, la sua centralità economica, sociale, di costruzione della comunità. Incontro, intercultura e cittadinanza devono tornare a essere le parole delle politiche sull’immigrazione.

Le ingiustizie che bloccano il Paese

Nelle diseguaglianze di genere trova le sue ragioni anche il calo demografico. Non mancano solo politiche per le famiglie, mancano politiche a sostegno dell’autonomia delle donne e delle loro scelte riproduttive. Si impone anche la necessità di mettere le famiglie nella condizione di affrontare i cambiamenti che l’epidemia ha imposto. In questo senso, la mancata ripartenza della scuola dell’infanzia e dell’obbligo è impensabile anche per le ricadute nell’organizzazione della vita delle madri e delle famiglie. È urgente estendere e rendere obbligatorio il congedo di paternità, nonché mettere a segno la proposta dell’Assegno unico per assorbire in un solo strumento semplificato gli aiuti previsti per i nuclei familiari con figli a carico. È importante che si approvi subito in un pacchetto di misure per la distribuzione più equilibrata delle responsabilità, a sostegno delle famiglie e della genitorialità.

Chiediamo intanto l’approvazione di norme che impongano report anche alle imprese sotto i 100 dipendenti sulla parità retributiva, un “bollino” per le aziende virtuose; e che il lavoro agile sia davvero una opportunità di flessibilità e di diversa organizzazione e qualità dei tempi di vita. Non possiamo più accettare le resistenze all’ingresso delle donne nei luoghi delle decisioni e alla affermazione democrazia paritaria. Per questo tutte le Regioni d’Italia devono dotarsi di una legge elettorale con la doppia preferenza.

Libertà ed equità nelle relazioni, per una nuova convivenza

Si impongono molte atre sfide: il contrasto dell’affido condiviso; il potenziamento della lotta contro la violenza maschile contro le donne attraverso il Piano nazionale; introdurre nei percorsi educativi la lotta agli stereotipi di genere, l’educazione al rispetto delle differenze e l’educazione sentimentale. Dobbiamo rafforzare la rete dei consultori familiari e garantire le scelte procreative e l’autodeterminazione delle donne, dalla piena applicazione della legge 194 all’accesso diffuso ed economicamente sostenibile alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) e ottenere almeno per i giovani e le fasce deboli un accesso gratuito agli anticoncezionali. Dobbiamo continuare a contrastare i tentativi di imporre un unico modello di famiglia, per affermare che la famiglia è una comunità di affetti, indipendentemente dalla sua forma e dall’orientamento sessuale di chi la compone. Infine, è davvero tempo che anche in Italia si trasmetta ai figli il cognome della madre.

Un viaggio tra le donne, per una nuova stagione di riforme femministe

La Conferenza delle Democratiche, praticando una capacità di ascolto fra donne e l’apertura alle realtà associative, sindacali, ai movimenti e alle competenze femminili, dovrà essere un luogo di elaborazione e di costruzione di un’agenda politica per cambiare l’Italia a partire da una legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere in cui declinare un pacchetto importante di misure a sostegno delle donne fornendo una cornice legislativa forte e coerente che tenga insieme le politiche per l’educazione, per l’inclusione lavorativa e la parità di carriera e retribuzione, di contrasto alla violenza, di parità nei mezzi di comunicazione, di partecipazione alla vita politica.

La Conferenza, per costruire un’agenda politica condivisa

La scommessa adesso è fare della Conferenza un luogo vivo, partecipato e popolare, all’altezza delle sfide del nostro tempo. Un luogo del nuovo femminismo italiano. La Conferenza è un luogo per occuparci dell’Italia e del mondo con il nostro sguardo di donne, per rinnovare il Partito Democratico, la sua cultura e la sua organizzazione. Possiamo essere un motore del cambiamento se riusciamo a fare rete tra di noi, iscritte e non iscritte, militanti, dirigenti, amministratrici ed elette, ponendoci in relazione con le donne che animano la società civile, i movimenti, le organizzazioni sindacali. Dobbiamo dare più forza al protagonismo politico femminile, ricostruire una memoria e saper mantenere aperto un conflitto sulla partecipazione e sul potere, nella società ma anche nella nostra parte politica, a partire da un nuovo regolamento, diverso, più largo e più inclusivo. Il nostro pluralismo deve vivere nella costituzione di un gruppo dirigente femminile diffuso, largo e plurale e di un coordinamento delle diverse realtà regionali.

Il Partito Democratico

Il PD tutto deve essere luogo di donne e uomini, che riconosce il valore delle differenze. Ci sono regole che già lo impongono, ma troppo spesso vengono aggirate e troppo spesso i gruppi dirigenti sono indifferenti a tale questione. È una grande battaglia culturale da fare; il maschilismo vive anche dentro il nostro partito, non solo nella società italiana. Non sono più accettabili delegazioni, panel di convegni, rappresentanze di soli uomini. È una questione di credibilità e di coerenza. La Conferenza delle Democratiche dovrà essere un luogo di forza delle donne fuori e dentro il partito, capace di “fare la differenza” nei modi di essere e nelle politiche del PD e del campo democratico, capace di promuovere un nuovo protagonismo e nuove generazioni di dirigenti democratiche.

Qui il testo completo: piattaformadef

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