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Femminismi che non invecchiano

donnedell'animamia

pubblicato su femministerie

Ho appena finito di leggere Donne dell’anima mia di Isabel Allende, un libro che mi è stato regalato a Natale da una nuova amica. Confesso che non leggevo un libro di Allende da anni. Eppure da studentessa l’avevo molto amata. Quando fu pubblicato in Italia La casa degli spiriti ne fui un’entusiasta divoratrice. Seguì due anni dopo D’amore e ombra, letto più volte, regalato, discusso. Ricordo ancora il disappunto per il sarcasmo di un amico – alla cui opinione tenevo – quando la liquidò come la Liala delle ragazze comuniste (non osai confessare che l’unica volta che avevo avuto tra le mani un romanzo di Liala – genere negletto in casa mia – lo avevo divorato fino all’alba curiosa di arrivare all’epilogo del sogno d’amore della protagonista). Ho letto, ma non con la stessa passione Eva luna. Mi sono volutamente fermata a Paula, rimasto intonso tutti questi anni nella mia libreria; non osavo oltrepassare la soglia del dolore della morte della figlia. Questo inatteso regalo natalizio ha riportato Isabel Allende a casa mia. Del resto negli anni mi sono convinta del fatto che i libri, le autrici o gli autori, ogni tanto ti chiamano, vecchi regali che non hai mai aperto li ritrovi per caso fuori posto e inizi a leggerli scoprendo di aver rimandato l’appuntamento con pagine straordinarie. E penso che questo accada un po’ anche perché magari quei libri non eri pronta a leggerli quando li hai ricevuti o li hai comprati.

Donne dell’anima mia è arrivato al momento opportuno, dopo la lettura di un altro testo, Il coraggio delle donne, le cui autrici Dacia Maraini e Chiara Valentini, hanno in comune con Isabel Allende l’appartenenza alla generazione delle pioniere della seconda ondata femminista. Entrambi i libri sono dunque stati scritti nell’anno in cui è esplosa la pandemia da femministe ottuagenarie, o quasi.

Isabel Allende ripensa alle donne importanti della sua vita, agli amori nelle diverse età dell’esistenza, alla vecchiaia, al femminismo oggi, alla libertà dei propri nipoti. Quello di Dacia Maraini e Chiara Valentini è invece un dialogo affidato allo scambio di lettere, quasi a sottolineare la distanza imposta dal lockdown, sulla condizione delle donne, lo stato dei movimenti femministi, il protagonismo di tante e i rischi del momento. Ed è anche un omaggio al coraggio di quante, in ogni tempo, hanno combattuto per affermare se stesse.

Sono testi diversi per scrittura, come diverso è l’approccio al femminismo e la lettura del momento di queste tre donne. Eppure li ho trovati egualmente preziosi, in questo tempo stretto tra la fine del dominio maschile e i contraccolpi anche feroci del patriarcato che – diventato inaccettabile per milioni di donne – non funziona più come sistema globale.  Questi testi sono preziosi anzitutto per l’autonomia dello sguardo, in un tempo che avrebbe così bisogno della sapienza delle donne per preparare il futuro post pandemico. E poi per il senso della storia e della ricchezza che ci consegnano della presenza e della forza viva delle donne in ogni tempo e luogo. In qualche modo ricordandomi la fascinazione che aveva avuto su di me ragazza La casa degli spiriti, pubblicato in Italia nel 1983, una storia innanzitutto di donne, finalmente il rosario di una genealogia femminile. Nel libro di oggi Isabel Allende rende onore anche a Carmen Balcells, agente letteraria di Barcellona, madrina del boom della letteratura latinoamericana, che credette nella giornalista cilena alla sua prima prova narrativa e fece pubblicare il libro in Spagna. Fino ad allora il boom era stato un fenomeno maschile.

Ma non sono libri solo sul passato, al contrario sono libri sull’oggi, attenti alle nuove generazioni, ai loro pensieri e ai movimenti politici. In entrambi, come abbiamo detto, c’è il 2020, la pandemia, l’esperienza della reclusione totale, le disuguaglianze acuite dalla crisi sanitaria e economica, l’attualità e l’importanza del discorso femminista, che ha sempre chiesto un cambio di civiltà.

Ne Il coraggio delle donne, risuona la domanda che anima la giovane Greta Thunberg, la critica femminista e quella ambientalista del modello di sviluppo si incontrano. Il carteggio tra le autrici piega sul tema della differenza, del valore del corpo, delle possibili specificità propriamente femminili o in realtà frutto di una collocazione storica che ha determinato attitudini e uno sguardo differente di cui fare tesoro. E si discute molto del movimento femminista, del suo essere carsico, a ondate che irrompono travolgendo “l’omertà” e il senso comune generale in modo inaspettato. Così è successo con il #metoo. Ondate che possono aiutare gli uomini a una critica di se stessi.  Oppure provocare la reazione maschile, la paura della fine del proprio dominio, che anima tanto populismo illiberale dei nostri giorni.

Donne dell’anima mia è invece un libro più autobiografico, con affondi sui diritti delle donne in America latina.  Un libro che racconta la vecchiaia e la vulnerabilità, il conseguente cambiamento del corpo, della sessualità e dell’amore. Ma anche di come si può imparare dai nipoti. Rivendicando, di fronte a questi che le dicono “ai tuoi tempi”, che quelli che viviamo sono ancora anche tempi suoi, Allende è bravissima a mettersi in ascolto, non senza ironia. “I miei nipoti dichiarano di non essere di genere binario e quando mi presentano i loro amici devo chiedere quale sia il pronome preferito da ognuno. Non è facile per me ricordarli perché vivo in California, l’inglese è la mia seconda lingua e a volte un pronome plurale regge un verbo al singolare”. E quando in premessa vuole spiegarci il senso che ha per lei la parola femminismo, ci consegna quasi un manifesto del femminismo intersezionale e inclusivo:

“E’ un atteggiamento filosofico di ribellione nei confronti dell’autorità dell’uomo. E’ un modo di intendere i rapporti umani e di vedere il mondo, un patto per la giustizia, una lotta per l’emancipazione delle donne, gay, lesbiche, queer, (lgbtqi+), insomma, di tutti gli oppressi dal sistema e di tutti quelli che desiderano aggiungersi alla lista. Un benvenut* inclusivo a chiunque, come direbbero i giovani di oggi: più siamo meglio è.

Da ragazza lottavo per l’uguaglianza e volevo partecipare al gioco degli uomini, ma con la maturità ho capito che quello è un gioco folle che sta distruggendo il pianeta e il tessuto morale dell’umanità. Non si tratta di replicare il disastro, bensì di porvi rimedio. Naturalmente questo movimento si scontra con potenti forze reazionarie, come il fondamentalismo, il fascismo, il tradizionalismo e molte altre. Mi rattrista constatare che all’interno di queste forze d’opposizione militino donne che hanno paura del cambiamento e non sono in grado di immaginare un futuro differente.

Il patriarcato è di pietra. Il femminismo è fluido, potente, profondo come un oceano e racchiude l’infinita complessità della vita, si muove a onde, correnti, maree e talvolta con tempeste furiose. Come l’oceano, il femminismo non rimane in silenzio.”

Di nuovo torna l’immagine delle onde, per parlare di noi. Ma oggi convivono nonne, figlie e nipoti; nelle differenze, nei conflitti e nella pluralità, condividono un patrimonio. Credo che inizierò a leggere Paula.

 

 

Isabel Allende, Donne dell’anima mia, Feltrinelli, Milano, 2020, pp.175

Dacia Maraini e Chiara Valentini, Il coraggio delle donne, Il Mulino, Bologna, 2020, pp.161

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