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A proposito di madri normali.

locandina

Ieri la VII Commissione per la revisione cinematografica del Mibac ha vietato ai minori di 14 anni il film “Quando la notte” di Cristina Comencini. Colpiscono le motivazioni utilizzate per giustificare tale scelta, che oggi vengono riprese criticamente da tanti, a cominciare da Natalia Aspesi su Repubblica.
Mi pare davvero insensato e grave l’uso della censura, che riporta culturalmente indietro il nostro Paese. Consiglio di leggere attentamente le parole usate per una decisione che, a quanto si sa, è avvenuta alla conclusione si un’accesa discussione che ha diviso la commissione. Si legge ”la violenza della madre sul suo bambino è inquietante perchè trattasi di una madre normale che, spinta dallo stress, diventa violenta verso il figlio pur non volendolo. Si ritiene che il vuoto della volontà di una madre normale ingenera inquietudine nei minori di anni 14”. Sono espressioni che umiliano la complessità e la vastità del rapporto madre figlio e danno un giudizio moralistico e scandalosamente semplicistico dell’esperienza della maternità. E’ veramente inaccettabile il termine “madre normale”, ci piacerebbe sapere quali lombrosiane caratteristiche garantiscono sull’appartenenza a questa categoria.
La motivazione fa emergere un tabù generale sull’esperienza della maternità e sul corpo delle donne.
La motivazione appare ipocrita perché in un Paese dove a qualsiasi ora gli adolescenti possono vedere immagini di inaudita violenza e volgarità ci si preoccupa della loro sensibilità colpita dal “vuoto della volontà” della madre. Invece di preoccuparci di ben altri vuoti emotivi, linguistici, morali, etici e civili che i nostri adolescenti e noi tutti oggi ci troviamo ad affrontare.
Non a caso questo divieto convive con le tante immagini di corpi femminili mercificati.
Quello che continua e infastidire e genera inquietudine sono le donne reali, i loro corpi, la loro differenza.
Cecilia

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