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Una marea

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Tante e tanti, una marea ha invaso il centro di Roma e di altre città italiane, duecentotrenta, piccole e grandi, a nord e a sud, nelle isole, in pianura, al mare e in montagna. Mi porto dentro le note di People Have the Power ballata da un’intera Piazza del Popolo. Avevo desiderato nei giorni scorsi che l’orgoglio femminile si manifestasse sulla scena pubblica invasa dal bunga bunga berlusconiano.

E’ successo, oltre ogni più ragionevole e rosea previsione. C’è stata un’invasione di campo, come ha scritto Marisa Nicchi. La partita non può riprendere come se nulla fosse. Abbiamo già deciso di far diventare permanente il comitato promotore che è diventato comitato Se non ora quando? 13 febbraio. Rimane in piedi il blog.  Ora dovremo decidere insieme cosa ciò comporti.

Non si tratta solo di rispondere alla responsabilità che ognuna sente di fronte alla straordinarietà della giornata del tredici febbraio. Quello che è cambiato riguarda intanto noi, me stessa. Non ho mai creduto nel silenzio delle donne, le ho ascoltate, ne ho letto i testi, ho incontrato la loro presenza e l’autorevolezza in tutti questi anni, nella mia vita privata, nelle amicizie, nel mio lavoro. E ho misurato la povertà di una politica immiserita e autoreferenziale, la distanza tra la realtà e la rappresentazione. Domenica la parola femminile ha invaso la scena, per parlare di sessualità, di libertà, di sapere e di lavoro, della relazione con gli uomini, delle generazioni, dei generi, della vita. Una parola incarnata in migliaia di corpi, di volti, di sguardi.

Bastavano questi, senza bandiere, senza simboli. I corpi erano parola concreta. Una rottura estetica e politica con l’Italia del ventennio berlusconiano. Una rottura fatta di donne e uomini. Una manifestazione resta una manifestazione lo so, ma uno spostamento è stato prodotto. Un ingombro per la politica ufficiale. Uno squarcio nell’ipocrisia quotidiana, nello schermo deformante della rappresentazione mediatica. E’ stato possibile anche perché eravamo insieme. Diverse, ma insieme. Credo che questo conti molto, per ciascuna di noi. Per gli uomini che sono venuti. Come sempre conta lo sguardo dell’altro, che racconta di te. Questo esserci guardate in faccia io non lo perderò. Voglio un paese che rispetti le donne. Tutte.

(Cecilia D’Elia)

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