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A proposito di Regione Lazio, 194 e consultori

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Sappiamo che la tutela della salute della donne ed in particolare il sostegno alle loro scelte riproduttive non sempre sono state priorità della politiche sanitarie regionali. Spesso hanno incontrato incuria, quando non proprio attacchi frontali.

Il Lazio, nonostante la terribile eredità trovata, sta cambiando. Per la prima volta dopo anni prevede delle azioni precise in questo campo. Guardiamo per esempio ai tagli cesarei. Va ricordato che dal 1985 l’Oms indica, e lo ha ribadito in una nuova dichiarazione del 2015, che il tasso ideale di parti effettuati con il cesareo non dovrebbe superare il 10-15%, ma in molte aree del mondo, in particolare in Europa e nelle Americhe, viene eseguito quando non necessario e i tassi sono in aumento. Il Lazio non faceva eccezione, con un numero di cesarei pari al 31,4% nel 2012. Nel 2015 la proporzione di cesarei primari mostra per la prima volta una tendenza alla riduzione con un valore pari al 27,7%, dopo che era rimasta sostanzialmente invariata tra il 2012 e il 2014, passando dal 31% al 30%. Siamo ancora lontani da quel 15% auspicato dall’Oms, ma per la prima volta scendiamo sotto il 30%, con una significativa riduzione, in un anno 700 donne nel Lazio hanno evitato un cesareo potenzialmente inappropriato. Inoltre secondo l’Oms dopo un precedente cesareo non c’è prova che sia richiesto un ulteriore cesareo per la gravidanza successiva. Nella regione Lazio la proporzione di parti vaginali in donne con pregresso parto cesareo è ancora bassa, solo il 4% rispetto all’8% nazionale, ma dal 2,8% de 2013 si è passati al 4 del 2015.

Ma questo è solo uno degli indicatori. Tralascio qui l’impegno sugli screening e i decreti per garantire nel sistema pubblico del Lazio la procreazione medicalmente assistita, vorrei focalizzare l’attenzione sui consultori e sull’interruzione di gravidanza.

Queste questioni sono state anche al centro dell’incontro che l’Assessora alle pari opportunità Lucia Valente ha avuto il 26 settembre scorso con una delegazione di donne che aveva partecipato alla mobilitazione nazionale indetta dall’Udi nella giornata della contraccezione.

Con le “Linee di indirizzo per le attività dei consultori familiari” (DCA n.152/2014,) la Regione Lazio ha inteso riqualificare e potenziare l’assistenza territoriale offerta dai consultori familiari, anche attraverso la omogeneizzazione delle funzioni e delle attività svolte. I livelli essenziali di assistenza (LEA) (D.P.C.M. 29 novembre 2001) attribuiscono ai Consultori i compiti di “assistenza sanitaria e socio-sanitaria alle donne, ai minori, alle coppie e alle famiglie; educazione alla salute della donna e del prodotto del concepimento, assistenza alle donne in stato di gravidanza; assistenza per l’interruzione volontaria di gravidanza, assistenza ai minori in stato di abbandono o in situazione di disagio, adempimenti per affidamenti e adozioni”. I Consultori partecipano anche allo screening dei tumori del collo dell’utero.

Le linee di indirizzo regionali ribadiscono la necessità dell’assistenza all’ivg e l’impegno per la contraccezione, compresa la prescrizione di contraccettivi ormonali, anche in fase post-coitale, e l’applicazione di contraccettivi meccanici (I.U.D.).

Sul piano del modello organizzativo si sottolinea la necessità di un forte coordinamento funzionale delle attività. Confermato l’approccio multidisciplinare e l’accoglienza alla persona, le linee di indirizzo individuano otto percorsi socio assistenziali, base minima di attività da offrire su tutto il territorio regionale.

Le Linee guida regionali chiariscono che il personale impegnato all’interno dei consultori nelle attività collegate alle procedure per l’interruzione volontaria della gravidanza, nonché quello tenuto alla prescrizione dei contraccettivi routinari, di emergenza e meccanici, non può sottrarsi al proprio ufficio, invocando la copertura di cui all’art. 9 della l. n. 194 del 1978. per la parte che esclude la possibilità di obiettare. Questa parte è stata oggetto di ricorso da parte delle associazioni di giuristi prolife, ma il Tar del Lazio ha respinto tali ricorsi.

(Cfr. A. Pioggia, L’obiezione di coscienza nei consultori pubblici, in “Istituzioni del federalismo”, 2015, 1, pp. 121 ss.;
F. Grandi, Le difficoltà nell’attuazione della legge 22 maggio1978, n. 194: ieri, oggi, domani, in “Istituzioni del federalismo”, 2015,1, pp 89 ss., Angela Balzano, Carlo Flamigni,
Sessualità e riproduzione, due generazioni in dialogo su diritti, corpi e medicina, Anankelab, Torino, 2015, pp. 84-85)

Sempre sui consultori ad aprile 2016 è stato istituito un gruppo di lavoro che ha predisposto un progetto regionale che è entrato a far parte dei Programmi Operativi regionali 2016-2018, per la prima volta dopo anni sui consultori ci saranno azioni specifiche da portare avanti.

Per quanto riguarda la 194 nell’ultimo Rapporto curato dalla Regione Lazio sono riportati i dati aggiornati al 31 dicembre 2014 e relativi al personale obiettore e non obiettore in servizio presso tutte le strutture con un reparto di ostetricia e ginecologia, esclusi gli istituti religiosi. Il 59% del personale infermieristico risulta essere non obiettore; la percentuale scende al 42% per la figura ostetrica fino ad arrivare al 30% per gli anestesisti e al 22% per i ginecologi. Numeri importanti, sappiamo che sul massiccio ricorso all’obiezione l’Italia è stata condannata due volte dal Comitato Europeo Dei Diritti Sociali.

La Regione è comunque impegnata a garantire l’accesso all’ivg nel territorio dellazio.

Con la delibera del 25/3/2014 ha approvato le linee guida per la somministrazione Ru486 aborto farmacologico in day-hospital, con l’obiettivo di sostenere le donne in un momento così delicato e offrire loro una soluzione meno invasiva dell’intervento chirurgico.
La decisione di estendere o meno la durata del ricovero spetterà in ogni caso ai medici, che valuteranno in base alle condizioni cliniche delle pazienti.

Tenuto conto dell’importanza rappresentata dal servizio dell’Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini, la Direzione Regionale Salute ed Integrazione Sociosanitaria, ha autorizzato il Direttore Generale dell’A.O. San Camillo Forlanini ad assumere, con contratto a tempo indeterminato n. 2 Dirigenti medici – disciplina ginecologia ed ostetricia, da dedicare alle prestazioni assistenziali rese dal Centro di riferimento regionale per la Legge 194/78, con specifica indicazione delle funzioni da svolgere tra i requisisti per la partecipazione alla procedura di reclutamento. E’ rilevante che sia stato indetto un concorso esplicitamente dedicato alle funzioni che riguardano l’applicazione della legge 194. Una buona pratica a cui tutti hanno guardato con interesse.

Per garantire un’efficiente qualità delle prestazioni in questi anni, nonostante il blocco del turn-over, sono state concesse 78 deroghe, si è passati dalle 7 del 2013, alle 42 del 2015. Nel 2016 al 30 aprile le deroghe sono 14. Le figure professionali sono così divise: neonatologia 17, ginecologia e ostetricia 17, ostetrica 16, pediatria 28. In generale sono state previste deroghe per assumere nella sanità pubblica 600 nuove unità e dal 2017 sarà di fatto superato il blocco del turn over vigente da 8 anni. E questa per la sanità pubblica è una buona notizia.

Nell’ambito dell’edilizia sanitaria la Regione sta sostenendo progetti d’intervento per circa 35 milioni di euro, 30 riguardano le strutture della rete perinatale, 5 milioni i Consultori familiari.

Infine, con decreto del commissario 214 del 15 giugno 2016 si prevede l’apertura dei reparti di ostetricia al Policlinico Tor Vergata e al S. Andrea dove da sempre i corsi di laurea erano fatti al Fatebenefratelli e a Villa San Pietro. Chiaramente in queste strutture dei 2 policlinici universitari si praticherà anche l’IVG.

Tutto risolto? Certo che no, ma il Lazio – che negli anni era diventata una pecora nera – si avvia nelle politiche per la salute riproduttiva femminile ad essere un laboratorio di buone pratiche.

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