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Non torneremo alla clandestinità

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Pubblicato su Femministerie

Roma ferita due volte in poche ore. Prima il mega manifesto della associazione Provita su via Gregorio VII, poi, oggi, lo striscione all’ingresso della Casa internazionale delle donne: 194 strage di stato. I caratteri sono quelli noti, usati dall’estrema destra romana.

Si avvicinano i 40 anni della legge che ha legalizzato le interruzioni di gravidanza in Italia, e i toni si riaccendono, le crociate ripartono, le ideologie si rianimano.

Contro una legge che ha consentito negli anni una costante diminuzione del ricorso all’aborto, che è passata indenne attraverso due referendum, una legge che sopravvive nonostante il quotidiano tentativo di boicottarne l’applicazione.

Quello che spaventa è che alle donne spetti l’ultima parola sul proprio corpo e sulla procreazione. Spaventa che le donne abbiano parlato di sessualità e di aborto, abbiano fatto diventare una scelta la maternità, che prima era vissuta come ruolo e destino.

Si ferisce la Casa internazionale perché è un luogo dell’autonomia delle donne.

E’ questo quel che si vuole colpire.

La strage c’era prima, era quella delle morti per aborto clandestino, era quella che si consumava nel silenzio delle vite private, era quella della sessualità senza contraccezione.

Noi non torneremo alla clandestinità, se ne facciano una ragione.

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