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Le riforme che salvano la vita

obamacare

da www.italia2013.org

A che serve la politica? Se lo chiedono in tanti e spesso si rispondono: a nulla, e i soldi a chi la fa sono sprecati. Degli stipendi di chi ricopre cariche politiche abbiamo già parlato, oggi vorremmo trattare invece dell’oggetto della politica, cioè le politiche. E vorremmo farlo attraverso la foto qui accanto che spiega in poche frasi gli effetti della riforma sanitaria approvata dall’amministrazione Obama. Una legge di cui parlammo in un post a proposito di “riforme che cambiano la vita”: quelle leggi che mutano le condizioni di vita, in meglio, delle persone e che segneranno positivamente la loro biografia. Come la scuola media unica o gli asili nido nella storia recente di questo Paese. E’ di queste riforme che ci piacerebbe si parlasse e con idee così vorremmo che la sinistra si presentasse alle prossime elezioni. Ma veniamo alla storia di questa foto, traducendo prima di tutto il cartello.

“Sono io la riforma sanitaria di Obama. Ho 34 anni e il mio posto di lavoro non fornisce né benefit né una polizza sanitaria. Avevo dolori da giorni e andai al Pronto Soccorso. Scoprii che il mio utero era pieno di tumori. Non potevo pagare per l’operazione e siccome adesso era una “condizione pre-esistente” le compagnie di assicurazione potevano (e lo fecero) rifiutarmi la copertura. Ma dato che il presidente Obama fece approvare la riforma sono riuscita ad avere l’Assicurazione per le Condizioni Pre-esistenti (PCIP) e l’operazione di cui avevo bisogno. Grazie presidente per avermi aiutato a vivere e curarmi quando gli altri avevano detto no”.

Chi abbia visto un film sul sistema sanitario americano, o chi sia stato in America e abbia parlato con qualcuno che ci vive, avrà capito più o meno di cosa si parla: prima della riforma anche chi pagava l’assicurazione poteva vedersi rifiutate le cure se la compagnia dimostrava che si trattava di una condizione “pre-esistente” alla stipula della polizza. Dentro questa categoria rientrava di tutto: a volte anche le allergie o le malattie genetiche.

La riforma sanitaria di Obama non è perfetta, anzi. Ha deluso molti perché non ha istituito un’assicurazione pubblica in competizione con quelle private come aveva promesso il presidente. Verrà attuata con molta gradualità e potrebbe aumentare ulteriormente i costi. Però, come scrive qui Mattia Diletti, il presidente ha combattuto una battaglia decisiva correndo dei rischi (e pagandoli nelle elezioni di metà mandato): “Nel mezzo della crisi economica – e con un debito pubblico alle stelle – il governo ha promesso di stanziare fondi per i 30 milioni di americani non coperti da assicurazione sanitaria.” E questo anche a costo di spaventare i pensionati che temono che i soldi vengano sottratti alla loro assicurazione pubblica.

Sullo stato della sanità pubblica italiana – e su quanto incida sulla vita delle persone, a questo proposito, nascere in Lombardia o in Sicilia – si potrebbero scrivere fiumi di inchiostro. Quello che preme sottolineare qui, però, è che in tempi in cui la parola “riforme” viene usata spessissimo forse dovremmo aspettarci che si tratti di leggi come quella che ha cambiato la vita della donna nella foto. Gli esempi, in Italia, si sprecano. Ci limitiamo a farne uno: ripristinare la legge che vieta le lettere di dimissioni in bianco, come chiede questa campagna. Secondo alcune stime, è un fenomeno che ha fatto perdere il lavoro ad 800.000 donne negli ultimi anni. A proposito di facilità di licenziare, tra l’altro. Oppure si potrebbe combattere, davvero, la violenza maschile sulle donne, tema su cui oggi si svolgeranno fiaccolate in tutta Italia.

La crisi della politica e la polemica anti-casta hanno radici antiche e profonde. Ma forse se dal sistema politico uscissero un po’ più di “riforme che salvano la vita” queste posizioni avrebbero meno consensi.

(Mattia Toaldo)

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