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Intervento al convegno – Razzismo fa rima con buonismo –

In occasione della Giornata mondiale contro il Razzismo,
Sinistra Ecologia Libertà ha organizzato il 22 marzo un convegno
Per dire “No alle discriminazioni razziali”
Di seguoto il mio intervento:

Quale cultura nelle istituzioniLe politiche culturali hanno un ruolo strategico e una grande responsabilità nel combattere razzismo e intolleranza. Con questa consapevolezza abbiamo cercato di connettere le politiche culturali pubbliche ai grandi cambiamenti che riguardano la nostra vita individuale e collettiva e dunque di raccogliere la sfida di politiche culturali attente alle nostre popolazioni, composte da cittadini che vengono da tutto il mondo. Siamo partiti dalla fotografia di questa popolazione. In provincia di Roma ci sono (dati 2009) 404mila stranieri, quasi l’8% della popolazione (il 7,9%). Sono il 9,4% del totale nazionale, dunque la nostra provincia si conferma uno tra i principali poli di attrazione dell’ immigrazione italiana. Uno straniero su 10 vive qui. In alcuni comuni come Ladispoli sono il 14,9%, in altri come Fiumicino (9,1%), Fonte Nuova (12,5%). La Provincia romana ospita l’82,3% del totale regionale (390.993). Vinicio Ongini, nel suo libro Noi domani, viaggio nella scuola multiculturale (Laterza, 2011) sottolinea tre dati del fenomeno immigrazione in Italia: velocità (inizio anni 90, ma soprattutto nell’ultimo decennio), policentrismo diffuso (picchi, Prato e Mantova, comunque centro e nord, non solo città industriali, ma anche piccoli borghi), molteplicità delle cittadinanze presenti nelle classi scolastiche. La cultura, l’esperienza culturale, ci è necessaria per mettere a fuoco un altro sguardo sul mondo, lo sguardo degli altri, di chi viene da fuori. Uno sguardo su di noi e sul nostro Paese. In questo senso si muove per esempio il lavoro di Andrea Segre, Il sangue verde, di cui abbiamo prodotto il dvd. In questi giorni è nelle sale Mare chiuso, scritto da Andrea Segre con Stefano Liberti. Mettersi nello sguardo dell’altro è essenziale per capire chi siamo, o anche cosa rischiamo di diventare. La cultura è essenziale per elaborare un’altra idea di cittadinanza. Il passaggio dallo ius sanguinis allo ius soli è un cambio di paradigma. Come suggerisce Putman: la sfida è la “costruzione di un più ambizioso senso del “noi”” (R. Putman Giocare a bowling con l’altro, reset, 2004,104.) Del resto chiamiamo stranieri bambini nati qui, i dati nazionali dicono che il 40% dei cosiddetti alunni stranieri è nato in Italia, l’80% di quelli che frequentano la materna (a.s.2009/2010) I minori stranieri in Provincia di Roma sono 64.539, il 67,4% dei quali si concentra nella capitale, il 32,6% in provincia. Il 70% di questi è nato in provincia, a Roma città la percentuale sale al 77% Tra i restanti 30 oltre la metà è in Italia sin dai primi anni di vita Dall’ultimo rapporto Unar (ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) risulta che il 61,5% delle discriminazioni avviene nei luoghi di lavoro e il 51% nella ricerca della casa (le agenzie) molto alte sono le segnalazioni nella sanità (30%) e relative alle azioni delle forze dell’ordine (30,08%). Risultano attenuate nella scuola, negli uffici postali e negli uffici pubblici (20,5%). Come Provincia di Roma abbiamo fatto dell’integrazione culturale e sociale una degli assi portanti delle nostre politiche culturali. Quando siamo stati eletti nel 2008 Alemanno vinceva le amministrative a Roma con una campagna contro gli eventi culturali (notte bianca, festa cinema) e sulla sicurezza. Uno deil primi atti della giunta comunale è stato cancellare nelle mense scolastiche i cd menù etnici, sull’onda della retorica del ritorno alla tradizione italiana. Scelta che ha accompagnato le politiche securitarie, sgombero campi, divieti prostituzione ecc. I diritti fondamentali, i valori costituzionali sono diventati terreno di contesa e conflitto (per esempio l’uguaglianza o la pari dignità). Le ordinanze sui lavavetri la prostituzione ecc. mostravano un ritorno ad un’idea di povertà come colpa. La legislazione nazionale, vale per tutto il reato di clandestinità, ha prodotto politiche e cultura razzista. In questo contesto abbiamo scelto di praticare un’altra idea governo delle nostre comunità. Per esempio attraverso il Bando dell’assessorato alle politiche sociali “Prevenzione mille”, un nuovo paradigma della sicurezza: 1 milione e 500mila euro per interventi di riqualificazione urbana e di integrazione sociale nelle aree di maggiore disagio del nostro territorio formazione professionale, ecc. L’intercultura è una chiave di lettura della vita del nostro tempo ed è anche per questa amministrazione provinciale un indirizzo strategico delle politiche culturali e una delle principali linee guida per i progetti culturali e di spettacolo Schematizzando potrei dire che abbiamo lavorato su tre assi -la valorizzazione dello sguardo dell’altro, la loro Italia i loro luoghi, la loro narrazione -la condivisione di spazi, dunque il progetto biblioteche del mondo -la valorizzazione di ciò che già è cambiato, per esempio la nuova letteratura, gli scrittori cd stranieri che scrivono in italiano, la musica popolare contemporanea, oppure il progetto Incontrarsi, concorso letterario per donne migranti e native. Come ho già detto al primo filone appartiene il cofanetto A sud di Lampedusa e Il sangue verde. Al secondo Biblioteche del mondo: otto “Biblioteche del mondo” nei comuni di Anzio, Bracciano, Fiumicino, Ladispoli, Lanuvio, Mazzano Romano, Tivoli e Zagarolo. Non tanto e solo avere servizi dove trovare testi in lingua, ma luoghi aperti a tutta la popolazione, con le sue differenze. Nei progetti iniziali abbiamo scelto le seconde generazioni e le cd badanti. Aiutati da Vinicio Ongini abbiamo progettato due percorsi, uno rivolto ai giovani, l’altro alle donne. Gli immigrati occupati nella provincia di Roma sono 196.000 (11,6% occupazione complessiva nella provincia, la media nazionale occupazione immigrati è 8,2%) e tra di essi le donne incidono per il 49,7% (una percentuale che non contempla però badanti e colf ancora irregolari). Anche le donne straniere sono più numerose di quanto non avvenga a livello nazionale: nell’ area romana, infatti, sono il 51% degli occupati stranieri (in Italia solo il 41,5%). Tra i lavoratori stranieri il 48,4% è occupato in attività legate ai servizi sociali, prevalentemente alle dipendenze di famiglie con ruoli di cura della casa o della persona, mentre tra i lavoratori romani solo il 21,9%. Con quote diverse, altrettanto accade per gli alberghi e ristoranti, per il settore agricolo e, soprattutto, per l’ edilizia, dove lavora il 18,3% degli stranieri, contro il 7,8% rilevato fra gli occupati italiani. Il percorso rivolto alle donne comprende una mostra bibliografica itinerante “Così vicine, così lontane: tate, colf e badanti” e una ricerca sui consumi culturali delle cittadine straniere, che abbiamo svolto in collaborazione con le Associazioni LIPA e NO.Di. La ricerca è stata condotta nella provincia di Roma e realizzata dalle donne delle Associazioni LIPA e NO.Di (Nuovi diritti) e coordinata dal Sistema Bibliotecario Provinciale. E’ un’indagine qualitativa attraverso interviste in profondità: 85 donne immigrate più 10 donne non più badanti e 5 uomini che svolgono il lavoro di badanti. Le donne intervistate sono, in prevalenza della fascia tra i 40 e i 50, provengono da 27 paesi, anche se il 41% di loro è romeno. Le intervistate sono tutte collaboratrici domestiche, colf, assistenti familiari, badanti, baby sitter. La maggior parte delle donne intervistate risulta coniugata e con figli in prevalenza maggiorenni. Dalla ricerca emerge un identikit culturale: leggono molto, spesso più di noi. Sono appassionate di romanzi e poesie, prediligono leggere in lingua italiana, soprattutto le più giovani e le loro figlie, hanno un rapporto complesso tra innovazione e tradizione, usano le nuove tecnologie (skipe, facebook, internet, frequenza call center) ma ascoltano musiche tradizionali.; le donne provenienti dall’est Europa sono abituate all’uso delle biblioteche pubbliche anche se qui non hanno il tempo di utilizzarle, mentre le biblioteche non sono punti di riferimento noti e rimangono di difficile utilizzo per le donne africane e sudamericane. Tutte confermano di leggere in lingua d’origine, anche se preferiscono leggere in italiano, sicuramente lo preferiscono le figlie. Le donne straniere hanno cominciato a leggere di più dopo un po’ di tempo che erano arrivate in Italia e si erano “tranquillizzate”. Molte raccontano favole del proprio Paese d’origine ai bambini che accudiscono. Al terzo filone appartiene il progetto ITAGLIANI –In collaborazione con Dipartimento Italianistica – Università Sapienza di Roma e con la casa editrice SINNOS. Ciclo di incontri con artisti, in particolare scrittori, migranti o riconosciuti come “itagliani”, cioè nuovi cittadini del mondo. Scrittori che usano la lingua italiana per scrivere pur non essendo di madrelingua italiana, da Nicolai Lilin a Amara Lakous, che ha imparato italiano alla scuola dei diritti sociali a Esquilino. Sono alcuni esempi, tra le varie cose che abbiamo promosso di una politica culturale attenta a costruire le condizioni di condivisione e convivenza. Una nuova cittadinanza per tutti ha bisogno di essere sostenuta da scelte culturali coerenti. 22.03.2012

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